Ho ventotto anni, quasi ventinove e sento che la crisi del passaggio del timone di epoche, la sto subendo ora.
Mi spiegherò meglio.
Adesso che sento che sto diventanto adulta, con responsabilità e pensieri ben diversi dal "devo andare a ballare solo una volta a settimana altrimenti non passo gli esami", ho subito il contraccolpo.
Di cosa? Come viviamo le relazioni.
Ricordo ancora gli anni in cui i cellulari non esistevano e per sentire qualcuno dovevi chiamare a casa, affrontare l'ansia di chiedere alla madre di poterci parlare e starci il tempo necessario e mai sufficiente perchè il telefono era uno e condiviso.
Ricordo gli appuntamenti a cui non potevi mancare, altrimenti l'altro sarebbe rimasto ad aspettarti per ore.
Lo scambio di lettere con gli amici conosciuti in vacanza, inizialmente appuntamenti settimanali, amici per la pelle, amici 4eva e poi un ricordo lontano passata l'abbronzatura. Eppure tangibile, riposto in un cassetto pieno di memorie.
Ricordo ancora quando tra le mie mani arrivò il primo Motorola Startac, piccolo, compatto, avanguardia. Poi il 3310, sono stata l'unica a romperne lo schermo.
Memorizzati i numeri di mamma e papà, il resto a che mi serviva? C'era la piazzetta.
Poi i tempi sono cambiati, i modelli di telefono anche, una tecnologia nuova dietro l'altra e sono arrivate le prime piattaforme social.
La rovina.
Se prima era un gioco di attesa, di sviluppo graduale di eventi, di destino ora le relazioni hanno il tempo di esistenza delle farfalle nel mondo e l'importanza di un like.
Una richiesta e sei mio amico.
La cosa peggiore è che mi trovo avvolta in questo vortice anche io che lo rinnego, siamo tutti dentro questa scissione umana.
Un lato di me rigetta questo sistema malato di apparenza, l'altro lo abbraccia e lo ringrazia di esistere.
Non posso farne più a meno, razionalizzo pensando a quanto sia stupido dare conto a certe fregnerie (passatemi il termine, era il più adatto) ma poi sono la prima a cascarci.
I social ci hanno uniti ma ci dividono di continuo, mandando alla deriva relazioni per colpa di cose che il tempo avrebbe lasciato scorrere, ma che ora restano lì su una bacheca, una album che ti ricorda chi sei stato e non sei più.
L'appuntamento con se stessi è giornaliero, non quella volta a Natale in cui apri il cassetto degli album fotografici.
Siamo sempre nudi di fronte a tutti, ma non riusciamo più a scoprirci, a dare, a essere chi siamo veramente.
Mi chiedo a cosa è servita la mia laurea in scenografia se siamo tutti scenografi di vite che non sono reali e ognuno ha il proprio film.
Questo è un post diverso dai soliti, un pò malinconico in effetti ma LaVue non è solo #goodvibes.
Raccontiamo di ragazze, di obiettivi, di traguardi, ma anche di umanità e ho voluto condividerla con voi.
Fatemi sapere il vostro punto di vista, quello si che è importante!
Marina